Great Resignation e i limiti delle nostre aziende

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Great Resignation e i limiti delle nostre aziende

Negli ultimi tempi un numero importante e crescente di persone sta lasciando il proprio lavoro: alcune per nuove e interessanti opportunità professionali da dipendente; altre per intraprendere un’attività in proprio, a volte completamente differente dal percorso professionale fino ad ora intrapreso, oppure per presa di coscienza del proprio stile di vita, ricercando meno stress e coronando il desiderio di un miglior equilibrio tra vita e lavoro, al di fuori della quotidianità aziendale.

Il fenomeno è stato denominato Great Resignation e si è diffuso anche in Italia successivamente alla pandemia.

Le cause sono probabilmente molteplici e non soltanto ascrivibili all’emergenza che ci ha costretto negli ultimi due anni.

Probabilmente le ragioni a livello politico e socio-economico concernono anche politiche del lavoro poco efficaci, basse retribuzioni, scarse opportunità professionali, e altre ancora.

Io sono convinto che la pandemia abbia rappresentato la punta dell’iceberg di un malessere diffuso tra le persone, già esistente prima del febbraio 2020.

Dal mio osservatorio, quello della vita aziendale, ho ragione di credere che il basso livello della cultura manageriale e HR delle aziende italiane abbia influito non poco su questo disagio.

D’altra parte, quante sono ancora oggi le aziende senza una funzione HR!

Quante organizzazioni aziendali hanno ancora oggi una funzione HR meramente amministrativa!

Quante realtà mancano di vision e si dimostrano miopi al punto di non investire nella capacità dei manager di avere leadership e saper gestire i propri collaboratori!

Quanti sono i capi nelle aziende che sanno ascoltare, scoprire i talenti dei loro collaboratori e valorizzarli, dare feedback costruttivi, delegare e facilitare il percorso di crescita in termini di autonomia e responsabilità delle persone del proprio team!

Probabilmente molte organizzazioni aziendali hanno pensato di farla franca senza ascoltare gli individui e senza misurare la temperatura del clima e dell’engagement delle persone stesse, oppure ricorrendo alle utili, ma non esaustive a tali scopi, piattaforme Welfare, pensando che il bisogno di benessere dei propri dipendenti fosse prevalentemente materiale.

Cari Imprenditori, CEO e Responsabili HR (quest’ultimi, se presenti in azienda), io penso che se non ripartite dall’”ABC”, vale a dire dalla capacità dei manager di avere leadership, autorevolezza, consenso e saper guidare e gestire i propri collaboratori, facendoli sentire prima di tutto considerati, ascoltati, rispettati, utili e apprezzati, il fenomeno della Great Resignation non potrà che essere destinato a perdurare nel tempo, creando una “forbice” sempre più importante che distinguerà, da un parte, le aziende davvero attive e sensibili alla cultura manageriale e all’attenzione alle Risorse Umane, e dall’altra, quelle che, invece, si limitano a parlarne o a scriverlo negli slogan!

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