Essere Manager non è un ruolo facile.

In particolare, il ruolo del Middle Management: chi sta nel mezzo tra chi decide e chi esegue, tra chi è a contatto con il mercato, con i “marciapiedi”, e chi sta in alto e ha una visione più ampia.

Per svolgere questo ruolo serve pragmatismo, capacità di essere concreti rispetto alle esigenze del cliente, e allo stesso tempo saper cogliere la visione e la direzione, e trasmetterle nel modo migliore a chi è deputato alla fase esecutiva.

Il Manager dunque riceve decisioni e input dall’alto che deve comprendere, in alcuni casi “metabolizzare” e “fare propri”, per poi trasferirli in basso motivando le persone e guidandole affinché questi si trasformino in output e risultati.

Allo stesso tempo, il Manager riceve input e suggerimenti dal basso che deve trasferire ai piani superiori sotto forma di informazioni e di proposte atte a influenzare le decisioni.

Tale modalità di comunicazione, vale a dire il processo di ricezione, di elaborazione e di trasmissione delle informazioni, è parte del valore aggiunto richiesto al ruolo di Manager.

Questo processo è complicato dal fatto che non sempre gli input e le decisioni che arrivano dall’alto sono coerenti e in linea con i valori e il senso pratico del Manager e del suo team. Assistiamo allora a due comportamenti molto differenti tra loro.

Nel primo caso, osserviamo il Manager che ascolta e che fa di tutto per far comprendere le incoerenze ai piani alti, che lotta, che insiste e usa tutta la sua autorevolezza per trasferire al meglio il suo pensiero a chi sta sopra. Questo Manager, nel caso in cui non riesca a influenzare, fa di tutto per ascoltare e comprendere le ragioni della decisione presa dai suoi capi, “metabolizzarla” e “farla propria”, cercando le motivazioni, le positività e i punti di forza, cogliendo la visione più ampia e i cambiamenti degli scenari, accettando di non trincerarsi nel “si è sempre fatto così”. Lo sforzo successivo da parte del Manager è trovare come comunicare la decisione al team con semplicità e nel modo più comprensibile possibile. E quando trasferisce l’input in basso lo fa in modo coerente e univoco, parlando al suo team come se a parlare fossero anche l’Azienda e il Top Management in un’unica persona, quella del Manager.

Nel secondo caso osserviamo il Manager che non ha il coraggio di lottare, e trova meno faticoso e meno pericoloso per se stesso essere accondiscendente e rispondere “signorsì” ai propri capi, subendo la decisione presa dall’alto. In molti casi questo Manager non cerca nemmeno di comprendere più di tanto la decisione e si limita a trasferire al suo team l’input incoerente, deresponsabilizzandosi e dando la colpa ai suoi capi, all’azienda e al sistema.

L’effetto di questo comportamento sul morale delle persone del team e sulla leadership del Manager stesso è devastante, con conseguente problema a livello esecutivo e quindi sul risultato finale. Il valore aggiunto in questo caso risulta nullo, e il ruolo del Manager praticamente inutile.

Purtroppo, presso le aziende, il comportamento del Manager del secondo caso è più comune di quanto si immagini.

Allora mi sorgono spontanee alcune domande: Quanto i Manager sono consapevoli di questo loro compito fondamentale? Quanto si assumono le responsabilità, rispondendo degli effetti e delle conseguenze dei loro comportamenti? Quanto hanno la voglia, il coraggio e la capacità di lottare con i piani alti per portare il loro punto di vista? Quanto sentono la responsabilità di trasferire a valle un pensiero coerente e univoco?

Temo che nelle aziende serva diffondere un po’ più di cultura manageriale cominciando con il trasmettere tali consapevolezze e questo senso di responsabilità. Il Top Management ed HR dovrebbero essere gli sponsor e gli attori principali di questo cambiamento culturale.

Cari Manager, il vostro ruolo non è sicuramente facile, ma svolto senza valore aggiunto rischia di diventare inutile e dannoso, oltre che poco divertente.

 

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